LA CACCIA

Esplorando il mondo rurale e ricostruendo la storia della nostra società, rileviamo come l’uomo si sia dedicato alla caccia attribuendovi via via, col variare dei contesti storici ed economico-culturali, valenze diverse, da quelle difensiva e di sussistenza fino a quella sportiva. Il primo cacciatore di cui si hanno notizie è Nembrot, citato nella Bibbia come potente cacciatore al cospetto di Dio.

Sostanzialmente immutata nella sua essenza, nei secoli e a seconda delle latitudini in cui veniva esercitata diverse erano invece le tecniche e le armi utilizzate, dalla clava all’ascia, dal giavellotto all’arco o alla fionda, dalle reti alle trappole.

Pur con i distinguo sui casi particolari, in generale è comunque possibile ravvisare una prevalenza della funzione di sussistenza presso le civiltà arcaiche in cui sono poco sviluppate le attività agricole e l’allevamento del bestiame, per un netto prevalere, invece, della funzione sportiva in quelle società ad economia sviluppata e ad alto grado di benessere diffuso.

Nel mondo classico l’attività venatoria era considerata pià di uno sport, una preparazione paramilitare “all’ars bellica”, e si riteneva avesse origini divine poichè insegnata agli uomini da alcuni dei, primi tra tutti Diana e Apollo. Nel medioevo e nell’età moderna la caccia fu sovente appannaggio dei Signori, in quanto strettamente connessa al privilegio feudale sulla proprietà fondiaria.

Questo modo di cacciare era non solo un fatto di costume, ma anche, nello dispiegamento dei mezzi (battitori, cani, canettieri, maestri di caccia, ecc.) una dimostrazione di potenza da parte del Signore che sulle sue terre l’organizzava. E’ certo che Carlo Magno sia stato un appassionato cultore della caccia al lupo.
Al popolo erano invece consentite solamente le attività venatorie di autodifesa e di basso grado, ossia una caccia tecnicamente meno spettacolare ma per certi versi sicuramente più ingegnosa fatta di reti e trabocchetti. Infatti, per le nostre comunità rurali, anche in tempi assai recenti, la caccia non fu solo un’attività sportiva o di sussistenza, ma spesso soprattutto una sorta di autodifesa verso animali, in ispecie lupi, volpi e cinghiali, che si riteneva potessero minare i raccolti dei campi o la sicurezza del gregge o della comunità.

In epoca recente, l’aumento della comune sensibilità ambientale, parallelamente al rischio di estinzione di alcune specie animali, ha via via condotto, grazie anche ad una serie di interventi a carattere protettivo, in particolar modo attraverso l’istituzione di nuovi parchi e riserve ambientali, alla nascita di una nuova etica della caccia ed allo sviluppo di un nuovo concetto di caccia ecologica, privo di armi e non lesivo per la selvaggina: la caccia fotografica.