GLI AMULETI

Pur non costituendo di per sè una particolare tappa rituale del ciclo vitale, gli amuleti costituiscono nella civiltà contadina un elemento molto importante quali strumenti atti a favorire o ad allontanare determinate fasi della vita.

Nella tradizione magica popolare infatti, l’amuleto era un’utile difesa dal malocchio e dalla malattia, come pure una risorsa per ricercare e conquistare l’anima gemella.

L’ambra e la perla, ad esempio, erano utilizzate per prevenire il mal di stomaco e per curare la carie, le conchiglie, invece, trovavano impiego contro gli orzaiuoli, il calazio ed il malocchio.

In genere, nella scelta simbolica degli amuleti, la logica di fondo era quella che la vicinanza od il possesso di un oggetto con determinate caratteristiche potesse trasferirne al possessore le relative proprietà, così, ad esempio, era credenza che si potesse acquisire longevità utilizzando come posata un cucchiaio ricavato dall’osso di tartaruga, animale noto appunto per la sua longevità. Allo stesso modo, si riteneva che l’osso di talpa fosse utile per proteggere e favorire la dentizione dei lattanti.

Altro criterio usato, con logica per certi versi opposta, era anche quello di scegliere, come una sorta di scongiuro, amuleti ricavati da sorgenti di pericolo, poichè il possederli in una veste innocua in pratica altro non significava che il trionfo dell’uomo su quello stesso pericolo.

Così la testa o la pelle di vipera guarivano le punture ed i morsi di molti animali, dai brividi della lebbra e dai tremori dell’epilessia, questi ultimi molto simili nei sintomi agli effetti del veleno di vipera appunto. Allo stesso modo, alcuni contadini, per difendersi dalla rabbia e dall’idrofobia, portavano al collo il dente di un cane rabbioso.

L’invidia ed il malocchio venivano contrastate, portando a mò di ciondoli o collane, le corna di molti animali, sovente anche scambiate, quale gradito dono, per assicurare al nuovo proprietario salute e vitalità.

Degni di nota, in questa rapida panoramica sulla dimensione magica della civiltà contadina, meritano anche i filtri d’amore. I filtri d’amore erano propri delle persone respinte, delle persone anziane desiderose dell’amore di una persona più giovane, e molti di questi venivano ricavati dalla radice della mandragola, già conosciuta per tale uso sin dai tempi di Erodoto, ma oggi nota ai più per l’arguzia con cui, successivamente, fu canzonata nelle sue virtù in una riuscitissima commedia del Machiavelli.