IL VINO

La vite e l’olivo sono il simbolo della civiltà mediterranea. Fin dalle origini, la vite ed il vino sono stati per l’umanità elementi di essenziale importanza presenti nei momenti più significativi dell’esistenza: il vino per far festa, per suggellare un’amicizia o per pregare. E’ impossibile stabilire quando abbia avuto inizio la coltivazione della vite e come si scoprì il modo e l’arte di fare il vino; un riferimento al riguardo viene però dalla Bibbia, che assegna a Noè la paternità della tecnica vinificatoria.
E’ quasi certo che una rudimentale vinificazione dell’uva selvatica precedette la coltivazione della pianta. In ogni modo, colture come quelle della vite e del grano furono determinanti nel processo di trasformazione dell’uomo da nomade ad agricoltore, infatti, per coltivare la vite, curarla e trasformarla in vino, l’uomo aveva necessità di una stabilità che permettesse di seguire la fermentazione, la “tramutazione”, fino alla maturazione da mosto a vino.

L’uomo imparò subito che il vino curava la stanchezza, ritemprava il corpo, difendeva dal freddo ed era un amico buono e generoso nelle lunghe sere d’inverno. Alimento, ma anche medicamento, già nell’Iliade Omero descriveva la pulizia delle ferite con il vino e, secondo il poeta, gli eroi così erano presto risanati e potevano tornare in battaglia. I medici di varie scuole antiche (ad esempio quelle greca, romana, e salernitana) ravvisarono nel vino un efficace mezzo di disinfezione. I cavalieri di Annibale lo utilizzarono, 250 anni prima della nascita di Cristo, alla vigilia della battaglia di Canne, per disinfettare ed allontanare le pulci dai propri cavalli.

Nella penisola italica l’uso ed il consumo del vino cominciarono a diffondersi solo dopo le guerre puniche e la conquista romana della Sicilia, dove, data la preminente influenza dei Greci, questo prodotto era già da lungo tempo apprezzato. In epoche più recenti le virtù terapeutiche del vino, vere o presunte tali, furono inoltre utilizzate per curare i bambini nati prematuri, che venivano immersi in vasche colme al fine di irrobustirne così le ossa e migliorarne la respirazione; coi fumi del vino insieme a quelli del lauro o del latte venivano invece trattate le bronchiti, le sinusiti e le forme catarrali.
Ma al di là di tutto ciò, anche se oggi ben sappiamo che il vino non è certo la panacea per tutti i mali, resta il fatto che è stato e rimane per l’uomo un importante alimento, un piccolo lusso quotidiano per ricordare e sancire i momenti di gioia, per sposare con garbo i sapori della tavola o per ritemprarsi dalle fatiche della vita. Ed è per questa vitalità, che costituisce anche l’estrema versatilità del prodotto vinicolo, che la viticoltura fu un fattore determinante per la crescita e lo sviluppo della regione abruzzese.

Nel 1929 l’arrivo del parassita phillòsera distrusse gran parte dei vitigni esistenti. La coltura del vino che si rigenerò e si formò, diversa da quella dei secoli passati, costituisce ancora oggi la moderna civiltà abruzzese del vino.