COME NASCE

testQuesto sito è il risultato delle ricerche e dell’attività di recupero storico svolte, all’interno della civiltà rurale agricolo-contadina d’Abruzzo, da quanti a vario titolo hanno collaborato o collaborano tuttora con il Museo delle Tradizioni ed Arti Contadine di Picciano.

Profonde ed importanti sono le nostre radici, farle riaffiorare significa riscoprirle per prenderne coscienza, ritrovare la propria ricchezza culturale nella conoscenza di un patrimonio fatto di tradizioni spesso ormai solo affidate al labile filo della memoria di qualche anziano.
Ciò che si è oggi dipende in buona parte dal nostro passato, perderne le tracce significherebbe svuotare la nostra identità del senso del tempo, dei migliori insegnamenti che la nostra storia può darci e lasciarsi abbandonare alla vana seduzione delle mode. Ciò che le proponiamo è una rilettura del come eravamo volutamente lontana dallo sterile esercizio accademico, è un alzare il velo del tempo per guardare con occhi nuovi gli oggetti di una forse neanche troppo antica quotidianità e, tramite essi risalire con la mente ad un “modus vivendi” stigmatizzato e ritualizzato dall’incessante e tranquillo scorrere delle stagioni.
Ecco l’espressione della ricerca e l’impegno di questa sfida alla caducità, un laboratorio-osservatorio che intende suggerire gli stretti legami intercorrenti tra vecchio e nuovo e di uomo in uomo per cogliere, nell’ignoto genio creativo dei padri, nuove vie da percorrere per realizzare le aspettative del domani. Qui inizia la nostra storia, nella consapevolezza di una continuità tra ciò che è e ciò che è stato.
Come potrà osservare, nell’impianto iconografico dell’opera non è l’oggetto prestigioso che viene mostrato, ma lo strumento di lavoro, di vita, di sopravvivenza che diventa testimonianza del proprio tempo e della propria cultura.

Troverà così una zappa consumata fino in fondo, la falce più volte raffilata, gli utensili di cucina spesso riparati e non gettati, l’oggetto di vetro rivestito per essere protetto.
Tutto all’insegna di una saggia economia delle risorse, un’economia che oggi una diffusa cultura dello spreco ci ha sovente fatto dimenticare.
E’ questo il segno del “possesso dell’oggetto” sino alla sua fine, fine che a volte coincide con quella della vita del proprietario stesso, ed al quale ognuno ha attribuito il senso di proprietà, di ricchezza, di utilità.
Attraverso gli oggetti potrà ritrovare una manualità antica, millenaria, tenace ed austera, che riporta ad antiche memorie, oggi solo sfiorate, testimonianza di una vera e propria arte povera, umile espressione, nella sua funzionalità, dell’estetica della nostra civiltà rurale.

La vita moderna è assai diversa da quella della civiltà contadina. II nostro ritrmo di vita, segnato dal tempo meccanico delle macchine, poco o nulla concede ad un tempo scandito e misurato sul far delle stagioni, dove la vita stessa è assimilabile al tempo della terra: l’infanzia e la giovinezza per la primavera, l’età adulta della maturità per l’estate e la saggezza della senescenza per l’autunno e l’inverno. Nella creazione di questo museo si è cercato di conservare usi e costumi della civiltà contadina, affinché ciò che fù patrimonio culturale di una civiltà non vada perso per sempre e possa rendere testimonianza all’uomo della sua storia quotidiana. Una storia lontana dai grandi avvenimenti politico-militari, priva di spazio sui libri di testo perché considerata minore, ma non per questo però meno vissuta e meno importante.

La tradizione è memoria. Non sempre la memoria è tradizione, così il Museo, vuole appunto ricondurre alla prima espressione ciò che di tradizionale resta ancora della terra d’Abruzzo, affinché di essa, nei propri figli, non resti solo sangue nelle vene, ma memoria e cultura.