La storia della Fondazione Mu.T.A.C.

Qui inizia la nostra storia, nella consapevolezza di una continuità tra ciò che è e ciò che è stato. In questo museo, non è l'oggetto prestigioso che viene mostrato, ma lo strumento di lavoro, di vita, di sopravvivenza che diventa testimonianza del proprio tempo e della propria cultura.

Si troverà così una zappa consumata fino in fondo, la falce più volte raffilata, gli utensili di cucina spesso riparati e non gettati, l’oggetto di vetro rivestito per essere protetto. Tutto all’insegna di una saggia economia delle risorse, un’economia che oggi una diffusa cultura dello spreco ci ha sovente fatto dimenticare. E’ questo il segno del “possesso dell’oggetto” sino alla sua fine, fine che a volte coincide con quella della vita del proprietario stesso, ed al quale ognuno ha attribuito il senso di proprietà, di ricchezza, di utilità. Attraverso gli oggetti potrà ritrovare una manualità antica, millenaria, tenace ed austera, che riporta ad antiche memorie, oggi solo sfiorate, testimonianza di una vera e propria arte povera, umile espressione, nella sua funzionalità, dell’estetica della nostra civiltà rurale. Nella creazione di questo museo si è cercato di conservare usi e costumi della civiltà contadina, affinché ciò che fù patrimonio culturale di una civiltà non vada perso per sempre e possa rendere testimonianza all’uomo della sua storia quotidiana. La tradizione è memoria. Non sempre la memoria è tradizione, così il Museo, vuole appunto ricondurre alla prima espressione ciò che di tradizionale resta ancora della terra d’Abruzzo, affinché di essa, nei propri figli, non resti solo sangue nelle vene, ma memoria e cultura.

Ciò che che questo museo propone è una rilettura del come eravamo, volutamente lontana dallo sterile esercizio accademico, ma simile ad un alzare il velo del tempo per guardare con occhi nuovi gli oggetti di una neanche troppo antica quotidianità e, tramite essi, risalire con la mente ad un “modus vivendi” stigmatizzato e ritualizzato dall’incessante e tranquillo scorrere delle stagioni. Un laboratorio-osservatorio che intende suggerire gli stretti legami intercorrenti tra vecchio e nuovo.